Scritto da Flavia Giunta
Premetto che, in quanto “quasi” ornitologa, non avrei mai immaginato che il mio esordio sul blog sarebbe stato un articolo riguardante degli insetti, ma tant’è. Questo è un periodo veramente strano per tutti, quindi perché non mescolare un po’ le carte anche qui? La zoologia è affascinante in tutti i suoi innumerevoli aspetti. E inoltre, lo ammetto, l’ispirazione in questione è stata immediata poiché attualmente sto leggendo un saggio riguardante proprio le formiche. Tra parentesi, lo consiglio a tutti perché è davvero molto interessante e piacevole a leggersi, anche per i profani: si tratta de “Il Formicaio Intelligente” di Donato A. Grasso, un professore di Zoologia, Ecoetologia e Sociobiologia dell’Università di Parma.

Finito lo stacco pubblicitario, veniamo a noi. Affrontare la lettura di un intero saggio scientifico può non rivelarsi una passeggiata, se si ha poco tempo, tante altre letture da affrontare, o per qualsiasi altro motivo. Ma noi siamo qui per questo: per fornirvi, in pochi minuti di lettura, delle “pillole di zoologia” rapide, indolori e che vi faranno fare un figurone la prossima volta che qualcuno toccherà l’argomento in vostra presenza! Ecco perché ho selezionato quattro argomenti, particolarmente stimolanti, che vi propongo qui in “piccolo”.
Come dite? Vi sembra molto difficile che vi ritroverete a discutere di formiche con qualcuno? Beh, non potete mai sapere cosa vi riserva la vita.
Prima, però, ci vuole una piccola introduzione. Penso che tutti sappiate di cosa stiamo parlando: le formiche sono insetti con i quali veniamo a contatto fin da bambini. Le incontriamo ovunque: in campagna, nelle case, e molto spesso non si tratta di incontri graditi poiché tendono ad “invadere” i nostri picnic alla ricerca di briciole da portare al nido. Sì, possono essere fastidiose, ma cercate anche di capirle: c’erano prima loro. Dico sul serio: il primissimo esemplare di formica del quale siamo a conoscenza, proveniente da una goccia di ambra fossilizzata, risale a qualcosa come 100 milioni di anni fa. Un periodo in cui non solo l’uomo non era ancora comparso, ma non c’era traccia nemmeno dei suoi predecessori! Il fatto che, dopo tutto questo tempo, loro siano ancora qui e si siano adeguate ai numerosi cambiamenti da noi apportati al pianeta, non le rende meritevoli almeno di un po’ di rispetto? No? Allora aspettate il seguito.
Altra cosa importante da sapere sulle formiche è che si tratta di insetti sociali. Vale a dire che, invece di condurre una vita solitaria, ogni individuo è membro di una colonia nella quale svolge un ruolo ben preciso; la singola formica non potrebbe vivere senza la sua colonia. Questo rapporto è così stretto che si può parlare di una colonia di formiche come di un unico superorganismo costituito da tanti individui funzionali, anziché da tanti organi come un “comune” organismo. È un vero e proprio vizio di famiglia, dato che l’ordine tassonomico degli Imenotteri, cui appartengono formiche, api e vespe, riporta innumerevoli casi di socialità.

Ma forse sapevate anche questo. Veniamo alle succulente curiosità:
1) Le formiche che vedete sono tutte femmine.
Che scoop! Ma come è possibile? Anche i soldati? Quelli col capoccione, che difendono il formicaio… Sì! Sono femminucce anche loro. Emancipate.
Però, allo stesso tempo, è impossibile che non esistano formiche maschio. Non tanto per la riproduzione, perché le formiche, come tanti altri insetti, sono perfettamente in grado di attuare la partenogenesi, vale a dire di deporre uova fertili senza il contributo di uno spermio maschile (ci arriveremo). Più che altro, perché senza i piccoli cromosomi contenuti dentro ai gameti (=le cellule riproduttive, spermatozoi in questo caso) dei maschietti, non si avrebbe un adeguato ricambio genetico nella colonia. E lì sono guai. Perché se le popolazioni di una specie hanno tutte lo stesso, identico corredo genetico, nel caso in cui dovessero far fronte a una drastica riduzione del loro numero di individui (che so, per un cambiamento repentino del clima, o per una malattia) avrebbero ben poche possibilità di scamparla grazie a degli individui che possiedono casualmente dei geni idonei. Per forza: i loro geni sono tutti uguali, come delle fotocopie! È per questo che, in realtà, le formiche maschio esistono. Solo che… Molto difficilmente le vedrete, osservando una colonia che si affaccenda su un prato cercando semini. Questi maschi vengono al mondo, con le loro belle alette e il loro torace più sviluppato rispetto alle sorelle, fanno quel che devono fare – cioè si accoppiano con una regina, anche lei alata – e poi, semplicemente, muoiono. Vivranno sotto forma di adulti al più due settimane.

Accoppiamento a parte, sono perfettamente inutili (questa non vuole essere in alcun modo una frecciatina o qualcosa di simile). Saranno poi le femmine a far sì che tutto il meccanismo funzioni: le operaie procurano il cibo, difendono il nido, curano le uova e le larve, badano alla regina, e quest’ultima spara uova a tutto spiano procurando nuovi membri alla colonia anche per diversi anni.
E questo ci porta al secondo fun fact:
2) Le formiche appartenenti ad una stessa colonia, esclusa la regina, sono tutte sorelle.
E vi dirò di più: sono ancora più sorelle delle normali sorelle!
Vengo e mi spiego. Facciamo un paragone con una specie che conosciamo bene: la nostra. Come tutti ben sappiamo (voglio sperare), noi nasciamo grazie all’unione di un gamete maschile, lo spermio del nostro papà, e di un gamete femminile, la cellula uovo della nostra mamma. In queste due cellule, però, invece di esserci un corredo cromosomico completo (come in qualsiasi altra cellula del nostro corpo), ce n’è uno dimezzato, perché così i due gameti, incontrandosi, possono creare una cellula completa: noi. È un meccanismo perfetto che si è evoluto in numerosissime specie, dette diplonti.
Le formiche, però, nonché gli altri Imenotteri sociali, hanno preferito escogitare un altro sistema. Innanzitutto, diversamente da quanto avviene per noi diplonti, non tutti gli individui possono riprodursi. Le operaie, poverine, hanno rinunciato alla loro vita sessuale per dedicarsi totalmente a far sì che un altro soggetto possa invece procreare in santa pace – e fare solo quello: la regina. Le regine sono fertili e, dopo il loro primo accoppiamento, conserveranno gli spermi dentro di sé e continueranno a sfornare uova periodicamente, senza accoppiarsi mai più per il resto della vita. Ah, è proprio vero che la prima volta non si dimentica mai… Specialmente se è anche l’ultima!
Inoltre, la particolarità di queste regine è che sono aplodiplonti. Che brutta parola! Semplicemente vuol dire che sono capaci sia di produrre uova diploidi, ovvero fecondate dal loro primo amore, sia di produrne di aploidi, cioè tutta farina del loro sacco, senza alcun contributo del loro defunto ex. Ne deriva che le uova diploidi presenteranno un corredo cromosomico completo (mamma + papà), mentre quelle aploidi ne avranno uno dimezzato, che porta solo il contributo materno. E la cosa fantastica è che le regine stesse decidono quando produrre un tipo di uovo o l’altro, perché conoscono le conseguenze: dalle uova fecondate nasceranno solo femmine (operaie o altre regine), e dalle uova non fecondate nasceranno solo maschi. Questi maschi sono ancora più “particolari” geneticamente parlando, perché essendo nati da una cellula aploide, anche tutte le loro cellule somatiche presenteranno un corredo dimezzato… Che verrà passato, tutto quanto, ai singoli gameti che produrranno. I quali, quindi, risulteranno tutti esattamente uguali.
Perfetto, ma com’era quella storia delle sorelle…? Ci sto arrivando. Avendo già ribadito che l’accoppiamento della signora regina è stato una tantum, ne deduciamo che tutte le operaie che nasceranno da quel momento in poi hanno lo stesso padre. E non solo: gli spermatozoi che le hanno concepite sono tutti identici! Perciò è come se, da parte di padre, tutte le formichine neonate fossero gemelle identiche, con il 100% dei geni uguali; l’unica “variabile” proviene dalla loro madre, la regina, che avendo un corredo genetico completo mette a disposizione delle figlie solo il 50% dei propri geni. Sommando questi contributi, si avrà che il grado di parentela tra le sorelle non è del 50% come avviene per gli animali “normali” con padri diploidi, bensì circa del 75%! Le sorelle sono “più parenti” tra di loro di quanto la regina non lo sia con i suoi figli! Questa super-sorellanza è il motivo per cui le formiche hanno una totale abnegazione nei confronti della loro regina madre e di tutto il formicaio: proteggere la colonia significa proteggere i propri geni, che potranno venire tramandati alle generazioni future. Il che è l’obiettivo ultimo di qualunque essere vivente.
Se siete arrivati fin qui, vi ringrazio. Resistete, ecco il prossimo scoop.
3) La formica regina NON è il capo della colonia.
Quel che intendo dire è che, nelle colonie di formiche, non esiste un’organizzazione centrale del potere. Le molteplici e spesso complesse faccende che sbrigano ogni giorno tutte le operaie sono il frutto di decisioni dei singoli individui, che vengono poi trasmesse ad altri e portate a termine come un lavoro di squadra. Si tratta di pura e semplice autorganizzazione, nessun leader, nessuna “mente” dietro: e il segreto sta nel social network.
Funziona pressappoco così: un’operaia sta lavorando, mettiamo, a predisporre l’entrata del nido, crollata durante la notte per la pioggia. Accanto a lei passano le foraggiatrici, che vanno a cercare il bottino per la colonia. Passano le ore, e la piccola operaia si accorge che passano più foraggiatrici del dovuto. “Si accorge” significa non tanto che le vede, quanto che sente il loro odore: le formiche infatti comunicano principalmente grazie all’olfatto, e sono capaci di emettere – e captare – centinaia di feromoni, in base sia al compito che stanno svolgendo sia ad eventuali situazioni di pericolo. La formichina, dicevamo, “sente” le sue colleghe avvicendarsi con troppo entusiasmo verso l’esterno: l’istinto la porta a lasciare momentaneamente il suo lavoro e seguire le loro tracce di feromoni. E si tratta della scelta giusta, poiché le sorelle avevano trovato una fonte di cibo particolarmente grande, e necessitavano di “forza bruta” per trascinarla al nido: si mette così ad aiutarle, insieme a tante altre. E questa concatenazione di eventi era partita da una singola foraggiatrice fortunella che aveva trovato il bottino, seguita poi da un’altra che aveva sentito la sua traccia che diceva “Ehi! Cibo!”, e poi da un’altra ancora, e così via. Questo è ciò che accade nelle decisioni delle formiche. Si può considerare questo comportamento come il risultato delle singole interazioni sociali tra formiche, il social network, appunto. Non è sorprendente?
Ed infine, l’ultima notizia bomba.
4) Alcune specie di formiche hanno delle schiave.
E non si tratta di formiche pazzesche che vivono in sperdute foreste del Borneo o nella foresta amazzonica… Ne esistono anche in Italia! Le schiaviste sono anche tra di noi. Ma non temete, sono meno sanguinarie di ciò che sembra. Ecco come funziona. Specie come Polyergus rufescens, una formica rossa con mandibole a sciabola un po’ inquietanti, hanno delle operaie peculiari: non sanno fare i lavori di casa. Eh oh, che volete fare, sono fatte così. Sanno solo razziare gli altri formicai, quello lo sanno fare benissimo! E sfruttano questa loro capacità per procurarsi la forza lavoro: periodicamente, queste razziatrici organizzano delle sorte di squadroni che irrompono in formicai di altre specie (dopo che una di loro era andata in esplorazione, aveva trovato il target giusto ed era tornata ad “avvisare”), rapiscono le pupe del nido ospite e le portano a casa propria. Quando nasceranno, gli ignari ostaggi diverranno operaie che si prenderanno cura del formicaio delle razziatrici, senza mai sapere che in realtà appartengono ad una specie completamente diversa. Una storia incredibile che dimostra le strane vie che l’evoluzione può intraprendere.

Qualcuno di voi potrebbe chiedere: ma le formiche che vengono depredate dei loro bambini, non fanno niente? Non attaccano? Eh ma le razziatrici sono pronte anche a quello. Non hanno intenzione di fare spargimenti di sangue, o guerre – cosa che altre formiche fanno volentieri. Semplicemente, appena entrate nel nido scelto emettono dei feromoni particolari, che allarmano così tanto le ospiti da portarle a fuggire dal nido in preda al panico, lasciando indietro larve e pupe. In questo modo, le razziatrici possono rapire indisturbate le pupe e tornare al loro formicaio senza vittime sulla coscienza. I feromoni sono anche il motivo per cui le neonate schiave non sapranno mai di esserlo, né riconosceranno le loro conspecifiche nel caso in cui dovessero incrociarle: ormai sono marcate con l’odore delle Polyergus, e credono di essere le loro sorelle; le difendono, le accudiscono, portano loro il cibo. Fanno quasi tenerezza. Così va la vita!
E voi, quante di queste cose sapevate già? Se Francesca non mi lincia per avere scritto troppo, tornerò presto con altre curiosità zoologiche!
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