Esiste un animale sconosciuto a molti, strambo e con un nome davvero particolare: lo ctenoforo. Questo nome consonantico deriva dalla presenza di 8 file di ciglia aggregate in delle strutture a paletta chiamate cteni o pettini, ciglia particolari che permettono all’animale di spostarsi a una velocità max di 500 mm/s.

Di lui non si sa tantissimo, è parente delle meduse e dei coralli, come loro infatti ha una simmetria radiale. Lo possiamo prendere e dividere come gli spicchi d’arancia molto facilmente.
Nei nostri mare si può facilmente trovare la noce di mare. Visti di sfuggita appaiono abbastanza insignificanti

ma se ci soffermiamo un attimo si può facilmente vedere che emettono strie luminose stroboscopiche.

La noce di mare (Mnemiopsis leidyi) pur essendo piccola e innocua è inserita nella lista delle 100 specie più dannose al mondo, infatti per la sua prolificità facilmente invade nuovi territori – come il Mar Nero negli anni ’80 – grazie alla sua capacità di adattarsi e alla sua voracità (magna tutt).

Fatta questa breve introduzione generale, ciò che ha destato scalpore nell’ultimo periodo è come la noce di mare defeca.
Il sistema gastrovascolare di uno ctenoforo consiste in 6 distinte parti:
una bocca provvista di ciglia per l’ingestione degli alimenti, una specie di faringe, un esofago, uno stomaco centrale, una serie di canali ramificati che distribuiscono il cibo e un canale aborale-anale deputato all’escrezione.

In realtà però con gli ultimi studi effettuati da Sidney L. Tamm del Marine Biological Laboratory in Massachusetts è stata fatta un po’ di chiarezza riguardo l’escrezione di questi curiosi animali che è stata sempre un po’ snobbata.
L’ano “now‐you‐see‐it‐now‐you‐don’t” (ora lo vedi ora non lo vedi), non si trova in un posto esatto ma si forma ogni volta che l’animale deve espellere gli scarti (più volte al giorno quindi, circa una volta all’ora per gli ctenofori adulti) in maniera direttamente proporzionale alla grandezza del corpo – più uno ctenoforo è grande più sarà lungo l’intervallo di tempo trascorso tra escrezione e un’altra.
E’ stato visto come la formazione dell’ano dipende dal gonfiore dei canali che sono importanti per la distribuzione del cibo e l’eliminazione degli scarti. L’aumento della pressione interna di questi canali ne provoca l’espansione, tutto questo aumenta anche le dimensioni dei canali anali e l’apertura dei pori anali per espellere i prodotti di scarto.
A questo punto potrebbe sorgere spontanea una domanda: perché? Perché farsi una domanda del genere, cosa ce ne frega a noi dello ctenoforo, dei suoi ani, della sua escrezione?
Beh gli cnidari hanno sempre interessato gli studiosi per la loro origine anomala, perché sono simili alle meduse ma non sono meduse, perché vivono su questo pianeta pazzerello da 525 milioni di anni – sonno apparsi nel primo cambriano. Tramite loro si possono capire tante cose, tra le tante questa mirabolante scoperta dell’ano itinerante potrebbe rispondere alla domanda…come si è evoluto il nostro moderno ano?
Rispondi